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Inferno di fuoco a LOS ANGELES

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Un devastante incendio distrugge interi quartieri: è stato d’emergenza nella città degli angeli!

Oltre 1.500 strutture bruciate, più di 6.000 ettari di terreno andati in fumo, almeno 5 morti e oltre 130.000 persone evacuate, 350.000 utenze senza elettricità, dalla costa del Pacifico fino all’entroterra è un disastro: bruciano le lussureggianti ville dei Vip tra i boulevard di Malibù, totalmente incenerita l’area di Pacific Palisades, in fiamme anche le colline di Hollywood.

Sono quattro gli incendi che stanno simultaneamente devastando la California meridionale e che avvolgono in una cintura di fuoco la città di Los Angeles, dai già menzionati focolai di Pacific Palisades e di Hollywood, a quelli di Sylmar e di Pasadena.

La mappa con i 4 incendi nell’area di Los Angeles – ©Google Maps.

Il primo incendio (Palisades fire) è divampato nel pomeriggio del 7 gennaio mentre dal giorno seguente si sono aggiunti i restanti tre.

Immagine satellitare con le colonne di fumo rilasciate in atmosfera dagli incendi.

L’area è già tristemente nota per gli incendi che qui trovano “terreno fertile” per via delle particolari condizioni climatiche che la zona offre.

Quest’area della California si trova a cavallo tra l’oceano e le immense distese desertiche dell’entroterra, il gradiente termico presente tra le due zone durante il periodo tra autunno e primavera unitamente all’orografia del territorio, rappresentano due fattori rilevanti alla mesoscala.

Le condizioni favorevoli alla propagazione degli incendi vedono la presenza di un’alta pressione sugli stati più settentrionali (tra Oregon, Idaho, Nevada e Utah) ed il conseguente innesco di una circolazione sinottica sulla California, con correnti disposte da nord e/o nord-est ovvero i venti di Santa Ana o Devil Winds (venti del diavolo).

Mappa sinottica riferita alle ore 18:00 utc del 7 gennaio, con le temperature a circa 1500 metri, la direzione dei venti e la pressione sul livello del mare, classica condizione favorevole all’evento di Santa Ana: alta pressione a nord della California e bassa pressione tra Arizona e Messico.

Le masse d’aria più fredde presenti durante l’autunno-inverno sul Gran Bacino o sulle aree desertiche del Mojave, si riversano sulle pianure ed aree costiere del “Golden State” attraverso passi e canyon presenti tra le catene montuose trasversali che dividono le due regioni (San Gabriel Mountains).

Durante questo passaggio le masse d’aria subiscono una trasformazione fisica; scendendo di quota sia la pressione che la temperatura aumentano in modo adiabatico (circa 1°C ogni 100 metri) mentre l’umidità relativa scende, raggiungendo valori anche inferiori al 10%. Il tutto si tramuta in forti venti, caldi e secchi che dopo aver raggiunto gli sbocchi vallivi, si aprono a ventaglio verso le aree costiere. Spesso è proprio nella stagione autunnale che le aree costiere meridionali fanno registrare le temperature più alte dell’anno.

Mappa sinottica riferita alle ore 18:00 utc del 7 gennaio, con la direzione e la velocità del vento a circa 750 metri. La velocità del vento al suolo è ben maggiore verso il tratto costiero ad ovest di Los Angeles.

Durante gli episodi più intensi di “Santa Ana” le raffiche possono raggiungere velocità di 150 – 180 km/h !

Se a questo fenomeno sommiamo le scarse precipitazioni dell’ultimo periodo ( poco più di 2 mm di pioggia caduti negli ultimi 8 mesi! ) e la presenza di una folta vegetazione (secca) venutasi a creare in seguito all’anomalo periodo piovoso che ha caratterizzato l’inizio del 2024, la ricetta del disastro perfetto è completa.

Alcune immagini dell’evento:

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